Analizzando informazioni e pubblicazioni sui sistemi d’informazione digitali, ormai alla portata di tutti i comuni cittadini e dalla lettura dei quotidiani stampati, appare che in tema di “livelli al Circeo” l’opinione pubblica sta percependo la problematica a rilento.
Grazie all’iniziativa del Comitato sui Livelli Baronali è incominciato un riscontro diretto con i cittadini più interessati ed emergono situazioni al limite della ragione quale sia: etica e o di una corretta tecnica processuale/giuridica.
Occorre chiarire che nessuno dei tenutari possessori, succedutisi al Demanio del Regno sin dal 1870, si è potuto fregiare di blasone nobiliare. Si noti che la questione è stata in tal senso affrontata dal signor Luigi Aguet nel suo libro su San Felice Circeo chiarendone la propria posizione in merito.
Ne consegue che le strade del Comune di San Felice intitolate, per esempio, “Via Barone Giacchetti” e altri a seguire, rappresentano un falso storico e di evidente ingiustizia verso altri soggetti della nostra storia, che, senza usurpare nessun titolo sono stati considerati per nominare le strade di San Felice e dell’intero territorio nazionale, per giusto e veritiero merito (imperatori, scienziati, letterati, eroi di guerra o eroi civili, ecc.).
Diversamente si può stimare che il Signor James Aguet fu G.P. è stato sicuramente titolato come Consigliere dell’Istituto di Fondi Rustici, del Comitato Agrario Nazionale, della Società degli Agricoltori Italiani, ecc. (a tal proposito vedasi un Suo scritto del 1919 edito in 4.000 copie e titolato “La terra ai contadini”).
Il testo è stato pubblicato digitalmente dalla “Fondazione GRAMSCI” e nel passato è stato oggetto di attenzione di esponenti del Partito Socialista.
Oggi sarebbe curioso conoscere l’opinione in merito degli ideologi delle varie correnti politiche su tale saggio a firma di James Aguet, viste le proteste di più comitati, associazioni di agricoltori ed altre diverse categorie, sull’atavica persistenza di diritti atipici che si cerca di equiparare o assimilare all’enfiteusi (Sicilia, Puglia, Toscana, Lazio, ecc.). Nessuno dei Governi succedutisi dalla fine degli anni ’60 ha risolto la problematica con una legge unitaria ad hoc e, comunque, una legge speciale adeguata.
Unica parentesi: un proliferare di interrogazioni parlamentari che restano lì a simbolo dell’incapacità di reagire del sistema Italia.
L’Italia, tra diritti atipici, terre collettive e vari vincoli demaniali è ormai l’ultima Nazione Europea in posizione di deficienza nei confronti dei cittadini, ma ancor più nei confronti dell’economia nazionale: si stima che l’affare supererebbe più del valore di una finanziaria.
Ormai è chiaro che l’attuale situazione rappresenta il frutto amaro di un espediente del passato utilizzato per favorire i grandi latifondisti terrieri al fine di mettere a rendita i loro grandi possedimenti agricoli senza spendere “una lira”.
Nel passato l’agricoltura era un fattore prevalente e trainante dell’economia di una Italia che avrà un sistema industriale organizzato solo ai primi del ‘900. Oggi il comparto produttivo dell’agricoltura, dell’allevamento e della silvicoltura è radicalmente cambiato ed inserito in un sistema economico di una Italia che appartiene ai paesi maggiormente industrializzati al mondo, tra l’altro, impegnato anche nella produzione di servizi nazionali ed internazionali.
Nel passato con questo inciucio dei Livelli, Colonie Perpetue, Usi civici ed altro, sono stati i governi sotto la Monarchia dei Savoia che hanno favorito i grandi latifondisti consentendo loro, indirettamente, di rimanere al passo con la nuova ed emergente economia agricola che doveva trasformarsi in una gestione intensiva al pari di quello che avveniva in altri paesi europei.
Il tutto fece sì che i vecchi tenutari di vasti territori non attingessero dalle loro tasche per sostenere i costi vivi necessari per: il miglioramento e rinnovamento delle proprietà terriere, le bonifiche integrali, la manutenzione dei fondi rustici e la realizzazione di infrastrutture a servizio dell’indotto.
Vero è che molti di questi grandi tenutari terrieri si impegnarono sul fronte dell’emergente industrializzazione o nel sistema bancario azionario nazionale, ma è pur vero che moltissimi si sedettero ad aspettare che la comunità producesse sia per lo Stato, che per l’accrescimento del proprio patrimonio, con la beffa di far credere erroneamente ai contadini di avere loro la piena proprietà, il più delle volte anche se tali diritti erano e sono ancora inesistenti.
Per meglio comprendere, prendiamo l’esempio della “Chiesetta della Madonnella”, sita subito fuori le mura del Centro Storico di San Felice, nella quale si trova una lapide che riporta scolpito un elenco di caduti nella prima guerra mondiale.
Occorrerebbe andarci qualche volta per fermarsi qualche minuto a riflettere davanti a tale testimonianza dello spreco di tante vite che, come sempre, è la caratteristica di qualsiasi conflitto bellico.
Oggi viene da pensare che questi uomini lottarono e caddero per la sola difesa di un potere nazionale costituito, ma nel contempo e, purtroppo, non lottarono per la difesa della loro terra come credevano perché questa ancora oggi non sarebbe dei loro discendenti, ovvero è dubbiamente pretesa dall’asse degli eredi Aguet/Blanc.
Che smacco! Traditi i caduti nei conflitti per raggiungere l’unità d’Italia, altri traditi nel 1870 a seguito della presa di Porta Pia, ancora traditi dalla promulgazione del Codice Civile nel 1865, traditi dal nuovo ed attuale Codice Civile, traditi dalle norme nel tempo emanate, ovvero, traditi tutti gli Italiani che con le loro tasse devono sostenere uno Stato che non li considera perché imbriglia una fetta del mercato agricolo ed immobiliare da loro creato con il sudore della fronte.
Siamo dinanzi a un mercato che potrebbe produrre maggiori entrate e, questo, non si sviluppa per il solo fatto di voler mantenere viva una problematica così ampia che permette alle varie organizzazioni criminali di guadagnare indisturbatamente con il prestare ai cittadini somme a tassi d’usura, vista la preclusione al credito bancario.
Nel contesto di San Felice Circeo, emerge sempre più la presenza di:
1) contratti di enfiteusi perpetua accesi da James Aguet sulle case dell’odierno Centro Storico, non tutti uguali, ma caratterizzati da una variegata interpretazione dell’istituto dell’Enfiteusi urbana;
2) di probabili livelli gravanti sui terreni posti al di fuori dell’attuale Centro Storico non riconducibili a contratti notarili originari che attestano l’accensione di un qualsiasi vincolo e per di più non si riscontrerebbe una qualunque trascrizione di atti attestanti come questi nacquero e, quindi, come erano detenuti dal Demanio del Regno? Ovvero come l’Italia era subentrata in un regime contrattuale appositamente creato dalla RCA per San Felice e denominato negli atti del “Buon Governo Pontificio” quale fattispecie “unica e speciale” non equiparabile agli altri sistemi contrattuali presenti nel Lazio e, in particolare, non ripetibile in sostituzione di altri contratti già esistenti nel territorio del Patrimonio di Pietro, forse perché le terre erano già degli effettivi possessori?
Appare interessante la notizia ricompresa in alcuni articoli giornalistici per la quale “La famiglia Aguet-Blanc … “resta disponibile a valutare eventuali diverse soluzioni sulla problematica che dovessero concretamente essere rappresentate”.
Ma da quanto conosciuto sino ad oggi sembrerebbe che, chi proceda in preventiva conciliazione, si trovi di fatto a combattere contro il tentativo degli eredi Blanc/Aguet di imporre la loro volontà a senso unico fondando l’azione di rivendica in primis sull’obbligo del cittadino di dover riconoscere innanzitutto che il livello sia un’enfiteusi, poi si vedrà!
Per cui non si avrebbe nessuna garanzia favorevole da quello che si andrebbe a dichiarare, se non la certezza di cadere negli ingranaggi della macchina diabolica messa in piedi, qui al Circeo e come già avvenuto, e sta’ avvenendo, in altri comuni d’Italia.
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